domenica, maggio 04, 2008

Leggevo un articolo sulle pagine centrali di "La Repubblica" del 3 maggio 2008. Parlava di Eugenio Scalfari. La sua vita d'infanzia.

La sua vita povera, da piccolo. La semplicità dei gesti. La casa vecchia. I gatti, la puzza del piscio, le stanze povere, scure, i soldatini, il cavallo che dondola... i giochi del passato. E passare quelle lunghissime ore nella tristezza.

Di fronte c'era la piazzetta e adiacente la chiesa. Si andava, si recitava il rosaria assieme alla madre... gesti ripetitivi tant'è che si ricordano le preghiere in latino parola per parola...

E cosa pretendo io oggi... di tornare un attimo nel mio di passato... immergermi nelle giornate soleggiate dell'estati all'aperto a giocare nel tufo della villetta vicino casa... niente più...
m'immergo di nuovo e provo piaceri passati, riemersi...
ritrovo un bambino che voleva essere già ragazzo (ed oggi son uomo che vuole essere ancora ragazzo... che strana la vita!)...
gli amici... le giornate a leggere, giocare con le figurine ed io che spesso mi isolavo...
...il sole... le giornate piovose... la radiolina... il silenzio...
del presente non mi frega più niente...
...avevo sogni nel passato... grandi sogni... e sognavo...

Il passato... gran maestro...

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