mercoledì, dicembre 21, 2016

Quanto sei attuale, Platone... (Part I)


Quanto sei attuale, Platone... (Part II)

[...] "Riflettendo su tali cose, e sugli uomini che pigliavano parte al governo, come sulle leggi e sui costumi, quanto più andavo innanzi negli anni, tanto più mi pareva difficile che potessi dare un buon indirizzo alla cosa pubblica. Non era possibile, infatti, governare senza amici e cooperatori fedeli, né persone siffatte avrei scoperto facilmente, se anche ve ne fossero state, dacché la città non era più governata secondo i costumi e le istituzioni dei nostri padri: formare, d’altra parte, costumi e istituzioni nuove, non era facile, mentre leggi scritte e consuetudini si corrompevano straordinariamente. Io pertanto, che prima avevo tanto desiderio di prender parte al governo, a tale spettacolo, a vedere che tutto era in balia di un torrente, finii coll’essere preso da vertigine: non cessai, però, di osservare gli avvenimenti, chi sa le circostanze migliorassero, dandomi occasione di agire; finii invece col persuadermi che tutti i paesi sono oggi mal governati. Le loro leggi, infatti, son talmente difettose, che solo un miracolo le tiene in piedi. Fui perciò costretto, facendo l’elogio della filosofia vera, a convenire che essa sola può discernere ciò che è giusto, sia nei riguardi degli individui che dei popoli; e che i mali degli uomini non avranno termine, finché i veri filosofi non si occuperanno essi del governo della città, ovvero quelli che nelle città hanno il potere, siano, per divino caso, davvero filosofi."

[da PlatoneVII lettera, 324 b - 326 b]